martedì 23 ottobre 2007

seconda parte del corso



apro questo post perchè i commenti al post precedente (avviso importante)sono diventati troppi. Ma per iniziare la seconda parte del corso, non posso non partire dall'ultimo commento.
di Holiday.
rispondo volentieri ad holiday per due ragioni: intanto perchè mi permette di non avere un contatto con un "anonimo qualunque" e lui è holiday! è fatta salva la sua privacy (l'anonimato) ma si esprime come una persona a cui posso pensare perchè ha dato un nome - anche se un nome qualsiasi - all'anonimato: il suo nick (un'etichetta personale) è sempre un bene per tutti voi e per me, perchè le identità contano molto (soprattutto per gli psicologi sociali).
Eppoi rispondo volentieri perchè ripropone una questione che si rivela "più difficile" di quanto non dovrebbe tutto sommato essere se noi fossimo liberi dagli schemi: la questione del velo islamico. ragioniamoci per l'ennesima volta sù e vi ricordo la domanda:
Il velo islamico dimostra che in quelle società le donne non sono libere. VERO o FALSO?
La difficoltà ad individuare la risposta psicosociale (ovvero usare le conoscenze che stiamo cercando faticosamente di mettere insieme)sta nel riuscire non rispondere mai ad una domanda senza chiedersi in base a quale categoria io sviluppo il ragionamento.
la questione (e la difficoltà) nasce dal fatto che dovete "connettere" l'idea di libertà che avete in testa (SENZA VELO o CON IL VELO) con il fatto di APPARTENERE O MENO ad una categoria: donna musulmana. Se pensate come occidentali la risposta sarà tendenzialmente vera (possiamo ragionevolmente affermare che nessuna ragazza italiana vorrebbe che fosse istituita l'imposizione del velo!) ma provate a modificare il vostro punto di vista! provate a rispondere alla stessa domanda da donna musulmana! che risposta dareste? vero o falso? qualcuna di voi potrebbe dire vero (come un'occidentale! e dunque dimostrerebbe di essere libera di liberarsi della sua identità! e questo con e senza il velo).
ma la probabilità maggiore è che le donne musulmane (quelle che REALMENTE condividono quest'appartenenza), rispondano FALSO!
Il velo è un oggetto culturale e dunque la sua accettazione o meno (con le sue ricadute su ciò che viene inteso come libertà) dipende dall'etichetta a cui ci riferiamo o attraverso la quale siamo influenzati.
Dunque per la psicologia sociale la risposta alla domanda sarebbe VERO solo SE l'affermazione fosse espressa così: per i non musulmani (occidentali, ecc,) il velo islamico è la dimostrazione ecc.... SE così non è, la risposta non può che essere FALSO.
In psicologia sociale le verità sono sempre situate e contestuali.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

HO LETTO IL COMMENTO CON INTERESSE PROF, MA A DIRE LA VERITA' MI SONO SOFFERMATA SOPRATTUTTO SULL'IMMAGINE CHE LEI CI HA PROPOSTO.
"UNA RAGAZZA COPERTINA" TRA L'ALTRO MOLTO PROVOCANTE, (chiaro simbolo della nostra occidentalità???), IL TABELLONE ROSSO CON "1+1=3" (anche questo un fuori luogo), IL RAGAZZO CHE SI INTRAVEDE SULLA DX CHE, TUTTO SOMMATO SEMBRA VESTIRE CON JEANS E MAGLIETTA...E POI UN INSIEME DI DONNE ISLAMICHE CHE PASSANO DAVANTI A QUESTE SCENE...
IN MODO TROPPO NORMALE...COME SE PER LORO FOSSE TUTTO SCONTATO...
LE SPIEGO DOVE VORREI ARRIVARE: SE VERAMENTE LE DONNE ISLAMICHE SI SENTISSERO LIBERE DI PORTARE IL VELO E QUINDI SI IMMEDESIMASSERO TOTALMENTE NELLA LORO CONDIZIONE, DOVREBBERO, A MIO AVVISO, QUANTOMENO PROVARE RIBREZZO O AVERE UNA REAZIONE DIVERSA DA QUELLA CHE SI PERCEPISCE DALLA FOTO, NEI CONFRONTI DELLE SCENE IN QUESTIONE (dovrebbero rifiutarle, girarsi etc), INVECE NON SEMBRA COSI'...ECCO LA CONCLUSIONE: IN REALTA' SECONDO ME NEMMENO LE DONNE ISLAMICHE SI SENTONO LIBERE DI ESSERE COME SONO, PERCHE' SI VOGLIA O NO IL LORO PAESE E' STATO INVASO DALL'OCCIDENTALITA' E HANNO POTUTO CONOSCERE "QUALCHE SITUAZIONE MIGLIORE" (non la migliore in assoluto, naturalmente!!!)
ALLA DOMANDA DEL TEST, IN EFFETTI HO RISPOSTO FALSO SOLO PERCHE' HO PENSATO CHE NON FOSSE OGGETTIVAMENTE VERA O FALSA; RIFLETTENDOCI CREDO CHE ANCHE A UNA DONNA ISLAMICA NON DISPIACEREBBE POTER VIVERE PIU' LIBERAMENTE; QUALCUNA DI LORO C'HA PROVATO, MA I FATTI DI CRONACA HANNO DIMOSTRATO CHE E' ANDATA A FINIRE MOLTO MALE...
LA RINGRAZIO PER L'ENNESIMO SPUNTO DI RIFLESSIONE E BUONA SERATA.

Stani Smiraglia ha detto...

cara anonima curiosa, non scrivere con il maiuscolo! è una convenzione, ma aiuta a capirsi meglio on line, per cogliere le emozioni: il maiuscolo è un po' come gridare!
ciò detto, sono lieto di aggiungere un'altra foto (la terrorista), per darti qualche altro motivo di riflessione.
ma toglimi una curiosità a proposito del tuo recente commento della prima immagine (è una foto di strada che ritrae donne islamiche che vivono in Germania): che vuol dire che ci sono delle cose "fuori luogo"?

Anonimo ha detto...

Il maiuscolo prof è stato casuale, non avevo l'intenzione di gridare, anzi...
Per quanto riguarda l'immagine, devo ammetterlo, sono stata presa dagli "stereotipi"...
Credevo si trattasse di un'immagine tratta da un contesto prettamente islamico (quindi donne che camminassero in una città islamica) e non di donne islamiche in una città tutta europea...
Il "fuori luogo" (forse per me fuori luogo, a questo punto) era dovuto al fatto della presenza di scene così occidentali in un Paese particolarmente "chiuso" a questo tipo di situazioni (altro stereotipo, davvero tutti gli orientali saranno così??).
Ora sto guardando l'altra immagine che ci ha proposto...
Prof, non riesco a concepire il loro modo di vedere il mondo...è più forte di me!! Non tanto dal punto di vista religioso (ognuno può credere in ciò che vuole); è la presenza del fucile in mano a quella donna che crea in me un pò di preoccupazione... il fatto che la donna innalzi al cielo allo stesso modo il corano e il fucile...sarà forse un'altra mia ottusione mentale, ma mi fa pensare anche ad un'altra cosa: a questo punto chi siamo noi (occidentali intendo) per prenderci la briga di "armarci e partire", andare là e cercare di cambiare le cose? A questo punto non so se fa meglio quella donna a credere in ciò che crede e a dimostrarlo con così tanto "ardore" (innalzando i due oggetti in quel modo) o "noi" a voler innalzare quei "nostri principi" (sempre di fucili si tratta e di pace, dall'altra parte, così dicono) così in alto, tanto da credere di poter cambiare il modo di vivere delle altre persone...
Confusione!!!
Più si sentono le notizie al telegiornale, si leggono sui quotidiani i vari commenti in proposito e più sembra crearsi un tale miscuglio di cose che non si capisce più nulla!!!
Credo che anche le nostre menti stiano in qualche modo orientandosi verso una maggiore chiusura...e non credo che basti più la parola tolleranza... ora ci vorrebbe l'immedesimazione in certe situazioni...
Grazie ancora per l'invito alla riflessione.

Anonimo ha detto...

prof però se per una donna islamica si accetta il fatto di portare il velo perchè è la loro cultura, allora si accetta anche l'infibulazione e la lapidazione che per me sono mancanza di cultura?????????dovremo rispondere falso anche ad una domanda come "l'infibulazione è una pratica da condannare" VERO/FALSO?
è una vergogna che si debba dire che queste cose sono accettate dalla cultura di quei popoli...

Stani Smiraglia ha detto...

rispondo ad arrabbiata83 invitandola a leggere ciò che dice ad un certo punto anonima curiosa (prima di lei): "Prof, non riesco a concepire il loro modo di vedere il mondo...è più forte di me!!". Vi dico che capire non significa condividere. Ovviamente non sono affatto un sostenitore della tradizione islamica né del velo, né della lapidazione o inflibulazione. Ma ne avete qualche sospetto? NON E' UNA VERGOGNA "che si debba dire che queste cose sono accettate dalla cultura di quei popoli..." (citazione di arrabbiata83);
dirlo piuttosto aiuta a comprendere meglio ciò che sostiene il riprodursi di queste pratiche che noi consideriamo repressive, incivili e o inumane.
per svagarvi un po' andate a scoprire la moda islamica:
http://www.jelbab.com/Al-Amira-Hijab.asp ma basta che digitiate su google (anche attraverso il blog): muslim fashion.

Stani Smiraglia ha detto...

per non lasciare le cose a metà del guado (e anche per avere un ottimo ambito in cui applicare stereotipi, prototipi, schemi, ecc. ecc.), suggerisco a chi ha dimostrato un qualche interesse per la questione, di leggersi le note semplicemente ma ben raccolte alla pagina:
http://www.giovannidesio.it/islam%20e%20crist/islam%20rist%20ian/islam%20e%20crist/donna/l_velo_islamico.htm

potrete cogliere aspetti molto interessanti (spero!)

Anonimo ha detto...

noi occidentali vogliamo dimostrare di essere "liberi" o persone "aperte", ma nel momento che consideriamo le donne islamiche non libere perchè coperte da un velo dimostriamo solo di continuare a seguire gli schemi che la società ci impone. non sono d'accordo con i metodi "strani" usati dagli islamici soprattutto verso le donne, ma sono consapevole che è una società diversa dalla nostra e non per questo sbagliata. a volte ho l'impressione che vorremmo combattere una lotta che non ci appartiene, ci siamo mai chiesti se a quelle donne sta bene indossare quel velo???se era davvero un problema per loro l'avrebbero tolto qui in italia, visto che non sono obbligate a portarlo invece continuano a tenerlo e i alcuni casi combattono anche per quel velo che a noi sembra tanto una "prigione". ho letto qualcosa sul sito che ci ha consigliato prof e mi ha colpito l'articolo di quella maestra che è stata espulsa in inghilterra perchè indossava il velo, e lei ora combatte perchè giustamente vuol far valere i propri diritti,è quando vedo queste cose che penso che forse è più chiusa la nostra di società...è sbagliato imporre agli altri le nostre culture o usanze solo perchè ritenute più giuste...

Anonimo ha detto...

Carissimo anonimo (l'ultimo),
a mio avviso ciò che dici non è proprio corretto...
mi riferisco al fatto del nostro essere "chiusi" verso certe situazioni...
Hai mai provato ad andare dalle parti dei paesi islamici e a passeggiare (se così si può dire) per strada senza velo, soprattutto se tu fossi donna o a stare lì "da occidentale" non rispettando le "loro regole"... Io non l'ho mai fatto e nemmeno ci proverei... so, per sentito dire che "rischieresti un bel pò, ma un bel pò.... fino al linciaggio", perchè non ti riconoscono come "uno di loro"...pretendono che tutti, nel loro paese rispettino le loro regole....
e allora???? anche io in quanto italiana PRETENDO che loro rispettino le nostre... e non facciamo i falsi o i moralisti... LIBERTA' va bene, ma non presa in giro...oppure pensi che le giornaliste che si vedono in televisione col velo lo tengono su per bellezza???
Ma andiamo...Pensaci... In realtà (e sarà anche un detto comune), alcuni popoli si nascondono dietro le loro usanze... e pretendono che SOLO le loro vengano rispettate...
Siamo un mondo di furbi e non è questione di chiusura, ma (a questo punto) di non farsi mettere i piedi in testa....
La penso così, ciao ciao!!!

Anonimo ha detto...

CONTINUO A RIPETERE CHE NON è CULTURA QUALCOSA CHE TOGLIE DIGNITà AD UN ESSERE UMANO, è IGNORANZA FORSE!!!

Anonimo ha detto...

sono io l'"anonimo" la scorsa volta per errore non ho messo il mio nick...so perfettamente che da quelle parti hanno delle usanze molto poco accettabili, e sono d'accordo quando dici che pretendono che vengano rispettate solo le loro regole, ma se ci pensi bene da noi non è vietato portare il velo, io dico solo che loro hanno proprie usanze e a noi non dovrebbero interessare e non dovremmo vederle come un problema anche perchè a me non sembra che ci chiedono di indossarlo nella nostra terra questo velo...che loro continuino a portarlo sono problemi loro e per quanto ci possa sembrare assurda la loro cultura dobbiamo accettarla. noi siamo un paese libero, abbiamo sempre voluto trasmettere questo e ora dobbiamo accettare anche questo. ti darei ragione se ci imponessero di indossarlo qui ma fin quando questo non accade x me non è un problema. può solo dispiacermi per loro che non conoscono il vero significato della libertà....non pensi che a loro sembra strano vederci pieni di piercing e tatuaggi???eppure ame non sembra che li ne stanno facendo un problema...vivono seguendo solole loro idee...e penso che dovremmo farlo anche noi e pensare un po di più ai problemi del nostro Paese che sono davvero molti...ciao

Anonimo ha detto...

Nikita,
siamo davvero un Paese libero??? e sei sicuro/a che il nostro Paese abbia sempre voluto trasmettere l'idea di libertà??? A chi? A popoli non liberi???
Ti sei risposto da solo/a... Il piercing e il tatuaggio sono "il nostro velo"...
Non voglio dire che non possono portare il velo nel nostro Paese; voglio dire che NON DEVONO portare il velo, per questione di rispetto verso la nostra cultura...
Scusami se sono così poco malleabile su questo discorso, ma una serie di eventi personali mi hanno insegnato a rispettare gli altri, purchè gli altri mi rispettino...
Evviva l'interculturalità e la multuculturalità ( e va bene),ma il rispetto prima di tutto...
Ciao.

Anonimo ha detto...

sul fatto che noi non siamo così tanto liberi sono d'acordo con te perchè penso che nella nostra società ci siano molte restrizione e ingiustizie con la quale conviviamo ogni giorno facendo finta di niente e illudendoci che noi siamo liberi...visto che personalmente sono stata vittima di molti pregiudizi e sono stata sottoposta a milioni di critiche per il mio comportamento un po "anticonformista" penso che viviamo un po meglio tutti se invece di giudicare gli altri ci concentriamo sulla nostra di vita...poi sono d'accordo quando dici che comunque il rispetto è importante e a volte ci facciamo mettere un po i piedi in faccia....io ormai mi sono abituata a sentire vere e proprie assurdità su questa nostra società che a volte penso ci prenda in giro...e se stesso i nostri grandi potenti uomini ci fanno credere delle cose che non sono vere e quindi non ci rispettano come possono farlo le persone di altre culture e di altre parti del mondo???ormai ci hanno un po ridicolizzati e la cosa peggiore è che nessuno fa niente per evitare ciò...ciao

Stani Smiraglia ha detto...

ono contento che esprimiate e vostre idee ma sono anche ontento se non dimenticate che siete in un blog di psicologia sociale. ed allora vi chiedo - come esercizio - di individuare la "diffusione di responsabilità" che è presente nella concettualizzazione di nikita. vediamo chi individua la frase che rivela tale fenomeno-processo.

Anonimo ha detto...

"...Penso che viviamo un pò meglio tutti se invece di giudicare gli altri ci concentriamo sulla nostra di vita...!"
Salve prof, la frase che secondo me fa riferimento alla "diffusione di responsabilità" nel discorso di Nikita potrebbe essere proprio questa e le spiego brevemente il perchè.
Dopo che si è fatto il punto della situazione e dopo aver sottolineato il tipo di società in cui si vive oggi (naturalmente la visione di Nikita è soggettiva, come è giusto che sia), viene introdotto un invito a pensare di più alla nostra vita ( come a voler dire di analizzare come anche il nostro mondo culturale, nel quale viviamo convinti che "le nostre siano abitudini giuste da avere", ma che dall'esterno potrebbe apparire come "il famoso velo islamico in questione"); in secondo luogo Nikita pone l'accento soprattutto sul fatto di dover essere meno propensi a "giudicare"... Ogni giudizio, infatti ci porta a pensare il mondo in un certo modo (quindi a catalogarlo secondo il nostro modo di vedere); al contempo pensare il mondo in un certo modo sta ad indicare che le persone si comportano (secondo una logica di coerenza, anche se non sempre fattore positivo, come abbiamo accennato anche a lezione) secondo i propri schemi di pensiero. La responsabilità consisterebbe nel pensare nel modo più "TOLLERANTE" possibile, in modo da comportarsi il più "tolleratamente" possibile...
Mi sono un pò contorta nell'esprimere il mio pensiero; spero che possa risultare chiaro a chi legge.
Un'ultima cosa: "...la cosa peggiore è che nessuno fa niente per evitare ciò...!"
Se Nikita ha delineato prima una possibile azione di responsabilità, invitando a non "stereotipare" il mondo attorno a noi, ora denuncia (a mio avviso giustamente) anche la passività nell'azione: il discorso che facevo circa il "comportarsi nel modo più tollerante possibile".
Grazie Nikita. ( e grazie per la riflessione, prof)!

Stani Smiraglia ha detto...

fuochino, fuoco, anonima curiosa. La frase chiave è l'ultima che tu riferisci!
te la ricordi la storia di Ulisse che dice al Ciclope, gigante con un solo occhio in mezzo alla fronte, di chiamarsi Nessuno?
prigionieri nella sua caverna, Ulisse e i compagni avrebbero anche potuto uccidere nel sonno il ciclope, ma poi, chi avrebbe spostato il masso che chiudeva la caverna? occorreva astuzia, e Ulisse che era il più astuto degli eroi offrì al Ciclope un otre di vino fortissimo che questi gradì fino ad ubriacarsi. Fu allora che chiese ad Ulisse come si chiamasse perchè gli avrebbe fatto il dono di divorarlo per ultimo. E Ulisse rispose di chiamarsi 'Nessuno'. Dopo aver mangiato altri due compagni, il Ciclope cadde ubriaco e addormentato, e allora Ulisse e i compagni misero in atto il piano, accecando con un tronco d'albero il ciclope.
Con un urlo tremendo Polifemo si svegliò, brancolando pazzo di dolore, ma siccome non ci vedeva non riusciva più a prendere Ulisse e i compagni. Allora si mise a chiamare gli altri ciclopi, che gli chiesero cosa succedeva, e Polifemo rispose che lo stavano uccidendo. "Chi ti uccide?" gli chiesero i ciclopi, che non avendo leggi non si interessavano nemmeno tanto gli uni degli altri, "Nessuno mi uccide!" rispose Polifemo. E gli altri ciclopi: "Se nessuno ti fa del male, il tuo male viene dagli dei, e non c'è niente da fare, tornatene a dormire, e lascia dormire noi".

Anonimo ha detto...

e che c'entra questo esempio con la diffusione di responsabilità prof?poi qui si parla di libertà può entrarci il pregiudizio la categorizzazione, ma la diffusione di responsabilità no.La diffusione di responsabilità è quel fenomeno in cui la responsabilità individuale diminuisce all'aumentare del numero dei testimoni in un caso di emergenza, che c'entra Ulisse e il ciclope e quello che ha detto anonima curiosa?

Stani Smiraglia ha detto...

mi stanno bene le domande che mi fate, ma mi starebbero ancora più bene le risposte che potreste provare a dare! la diffusione di responsabilità ha certamente a che fare con la riduzione della responsabilità ad esporsi.... dove c'entra la categorizzazione e il pregiudizio esiste sempre una minore disponibilità a favorire o aiutare il gruppo esterno e chiunque sia identificato come membro di quel gruppo .. (etichetta- categoria- prototipo- stereotipo- pregiudizio).
rileggiti e rileggetevi ciò che vi ho chiesto... fate attenzione alle formulazioni linguistiche che impregnano il nostro modo di pensare e di relazionarci - rappresentarci con gli ALTRI!!!

Anonimo ha detto...

Prof.salve!
L'esempio fatto è chiaro, conosco abbastanza bene la storia dell'Odissea e mi affascina particolarmente la figura di Ulisse (magari ce ne fossero di veri uomini come lui al mondo...senza offesa, prof...), ma non riesco ad addentrarmi nel discorso della diffusione di responsabilità.Cerco di spiegare cosa ho capito.
Credo di aver capito questo: che qui, (un qui simbolico) se non si muove uno, gli altri non muovono paglia!!!
Dunque, da quello che deduco, l'ultima formulazione di Nikita dovrebbe essere corretta così (Nikita non me ne voglia): "...non faccio, non facciamo niente per evitare ciò..." e non "...non FANNO niente per evitare ciò..."
Ma perchè, allora si parla di diffusione di responsabilità per indicare l'effetto contrario, cioè per indicare l'assenza "d'azione" in presenza di altri soggetti??? Dovremmo parlare di Assenza di responsabilità...Ho sbagliato a congetturare il mio pensiero perchè, forse, parto da un presupposto sbagliato circa la responsabilità...(la vedo essenzialmente come un valore positivo da poter estendere a una larga maggiornaza di soggetti).
In una delle sue dispense si faceva riferimento alla diffusione di responsabilità in ambito della norma di conformità:in questo caso,mi sembrerebbe più che normale che un soggetto "in preda" a un'influenza maggioritaria non si esponga in primo luogo e, magari lasci morire il ciclista steso a terra solo perchè ..."tanto ci pensano gli altri a soccorrerlo"...(se nessuno lo soccorre per primo, altrimenti sono sicura che parteciperebbe a un soccorso di gruppo!!!).Però, prof,
Ulisse, riprendendo l'esempio-spunto di riflessione, mi dà l'idea di tutto, fuorchè di conformità..Se fosse stato conforme, forse (povero Ulisse) avrebbe fatto la fine di tutti i suoi compagni senza passare alla storia per la sua dote di furbizia e astuzia... ma non è stato conforme, quindi è una minoranza... Beh, prof, allora non ci capisco più nulla...Posso "inserire" il discorso della responsabilità nell'ottica delle minoranze attive??? Ora sono confusa, più che curiosa!!
UN'ultima domanda: leggo e trascrivo testualmente: "...la presenza di altre opinioni non conformi (alleati) favorisce la possibilità di sottrarsi all'influenza maggioritaria...".
Povero Ulisse se avesse dovuto dar retta alle opinioni non conformi (ASSENTI) dei suoi compagni di viaggio...Mi aiuti, grazie!!

Stani Smiraglia ha detto...

cara curiosa, ma la responsabilità è "buona" o "cattiva"? piuttosto noterei dipende da come la "usi". una cosa è assumermi le responsabilità, altro è scaricarla! naturalmente più la scarico sugli altri meno me la assu,o io.
Ulisse, da vero furbacchione, ha solo sfruttato la debolezza rappresentazionale della responsabilità che i ciclopi hanno attribuito a Nessuno! dunque Nessuno è responsabile se "... nessuno fa niente per evitare ciò...! (Nikita)"

Anonimo ha detto...

Anonima curiosa, la diffusione di responsabilità a cui si sta facendo riferimento credo che prescinda dal concetto di IGNORANZA COLLETTIVA. Mi pare che Ulisse diffonda la propria responsabilità non perchè non riesca a decifrare l'atteggiamento dei propri compagni, ma perchè è in grado di manipolare il principio di diffusione di responsabilità (connesso con l'ignoranza del ciclope) in proprio favore.
Probabilmente sto dicendo fesserie, però secondo me la diffusione di responsabilità è connessa con la conformità soprattutto nel caso in cui si verifichi anche l'ignoranza collettiva.
Un esempio di conformità, invece, mi pare che lo forniscano i ciclopi: difronte alla spiegazione del "povero" polifemo nessuno(!) si assume la responsabilità di intervenire o di fare indagini. E tutti tornano a scaldare il letto felici e contenti

Anonimo ha detto...

Grazie per la spiegazione ulteriore... Ma che grande confusione che sto facendo!!!!
Non ci sto capendo nulla!!!
Eppure non sono asciutta di studio, ma proprio non mi entra in testa...
Cmq, grazie ancora mille!!!

Anonimo ha detto...

anonima curiosa hai ragione avrei dovuto dire non facciamo nulla, perchè sicuramente anch'io faccio parte di questa società che mlto spesso agisce in base agli altri, però personalmente penso che nel mio piccolo riesco ancora ad agire per mio volere e non per quello che pensano gli altri anche se questo mi porta ad essere giudicata e vista un pò male...ma pazienza non me ne faccio un problema...forse se ho usato "fanno" invece di facciamo o faccio è anche perchè non mi sono mai illusa di poter cambiare il mondo anche se mi piacerebbe avere questo potere, e so che ormai è troppo incarbugliato per poterlo cambiare. il problema principale è proprio quello di scaricare la responsabilità agli altri. mi capita di ascoltare discorsi di politici e avere come l'impressione che si vantano di tutto ciò che va bene nel nostro Paese (molto poco a mio avviso) e quando c'è un problema è sempre colpa del governo precedente...ma questo si nota un pò daperttutto purtroppo!!!a volte è come se ci arrendiamo avanti all'evidenza, siamo un po tutti consapevoli che non dovrebbero andare così le cose ma stiamo fermi perchè ormai pensiamo che è così che deve andare il mondo!!!SBAGLIATO!!!!penso che la nostra società ormai è formata per la maggior parte da astanti...non capiamo che dovremmo vivere come vogliamo, forse ci piace pensare che è meglio stare a guardare come un film...ma se continuiamo così questo film non avrà un lieto fine...